Introduzione
L’aspettativa non retribuita è un periodo di sospensione dal lavoro richiesto dal dipendente (assunto nel settore pubblico o privato) per motivi personali, familiari o professionali.
Durante l’aspettativa, il contratto di lavoro rimane in essere, ma il lavoratore non svolge nessuna prestazione lavorativa e non percepisce retribuzione.
Le normative che regolano questa pratica si trovano in alcune leggi e un decreto:
- Legge n. 53 dell’8 marzo 2000[1]
- Decreto Ministeriale n. 278 del 21 luglio 2000[2]
- Legge n. 300 del 20 maggio 1970 (Statuto dei Lavoratori)[3]
Va però considerato che molte delle modalità con cui si applica l’aspettativa non retribuita sono disciplinate dai singoli contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) e anche che si possono fare accordi privati tra datore di lavoro e lavoratore.
INDICE DEI CONTENUTI
Differenze tra aspettativa retribuita e non retribuita
È importante distinguere tra le due tipologie di aspettativa.
Aspettativa retribuita
Il lavoratore può temporaneamente sospendere la prestazione lavorativa continuando però a percepire la retribuzione o parte di essa.
Nel settore pubblico è regolamentata dal Testo unico del pubblico impiego (d.lgs. n. 165/2001).[4]
I motivi principali per cui viene concessa sono:
- Assistenza a familiari con disabilità grave (Legge 104/1992)[5]
- Congedo parentale o per maternità/paternità
- Aspettativa per cariche pubbliche o sindacali
- Aspettativa per formazione o studio (se prevista dal CCNL)
Aspettativa non retribuita
È concessa per esigenze personali, familiari o di studio, ma senza diritto alla retribuzione. Non è un diritto assoluto e può essere soggetta all’approvazione del datore di lavoro.
Ora approfondiamo i vari aspetti di questa tipologia.
Tipologie di aspettativa non retribuita
Esistono diverse motivazioni per richiedere un periodo di aspettativa non retribuita.
Motivi personali
È la motivazione più ampia e flessibile, come la ristrutturazione di una casa o la nascita di un bambino (non però il proprio figlio, per cui si richiede invece il congedo parentale) che si vuole seguire da vicino.
L’aspettativa può durare 12 mesi, continuativi o frazionati.
Gravi motivi familiari
Possono riguardare il lavoratore stesso, ma anche un membro del suo nucleo familiare anagrafico, altri parenti, anche non conviventi (come coniuge, figli, suoceri…), una persona portatrice di handicap se parente o affine entro il terzo grado, anche se non convivente.
Si può usufruire di questa aspettativa per 2 anni, in modo continuativo o frazionato. Ovviamente, qualunque sia il motivo grave, dovrà essere opportunamente documentato. Non è un tipo di aspettativa che si può richiedere per quei casi, come per esempio la malattia di un figlio, che prevedono altri permessi e congedi dedicati.
Motivi di studio o formazione personale
Consente al lavoratore, che ha maturato almeno 5 anni di anzianità presso la stessa azienda, di dedicarsi a un percorso formativo: completamento della scuola dell’obbligo, conseguimento di un diploma di scuola superiore o di un titolo accademico, partecipazione a corsi di formazione non finanziati dal datore di lavoro e, solo per i lavoratori del settore pubblico, anche frequentare un dottorato di ricerca.
Il tempo previsto dall’aspettativa è di 11 mesi (continuativi o frazionati).
Cariche pubbliche
È pensato per quei lavoratori che vengono eletti in parlamento (italiano o europeo), consigli o amministrazioni regionali e enti sindacali: possono richiedere l’aspettativa non retribuita per l’intera durata del mandato.
Tossicodipendenza o assistenza di un familiare tossicodipendente
Se i problemi di tossicodipendenza sono certificati dal SERT (Servizio per le Tossicodipendenze), il lavoratore ha diritto a richiedere periodi di aspettativa non retribuita per un massimo di 3 anni complessivi: l’obiettivo è dargli modo di partecipare a programmi di riabilitazione organizzati dall’ASL territoriale.
Il diritto vale anche per chi deve prendersi cura di un familiare tossicodipendente se il SERT lo ritiene necessario.
Affrontiamo poi un paio di esempi “speciali”.
Svolgimento di un altro lavoro
L’aspettativa richiesta per avviare per esempio un’attività autonoma è un accordo che si può fare privatamente con il proprio datore di lavoro.
Volontariato
Se si richiede per fare attività presso organizzazioni presenti negli elenchi delle Agenzie della Protezione Civile, la legge prevede una retribuzione! Si può avere un periodo di aspettativa di 30 giorni continuativi e massimo 90 giorni frazionati all’anno, che possono aumentare nel caso in cui venga dichiarata emergenza nazionale.
Come richiedere l’aspettativa
La richiesta di aspettativa va presentata in forma scritta al proprio datore di lavoro. Può essere consegnata di persona al responsabile HR, spedita tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o posta elettronica certificata (PEC).
Solitamente si rispetta un preavviso di 15-30 giorni, a seconda dei contratti e dei casi. A volte può essere necessario più tempo se si tratta di un’aspettativa per un periodo molto lungo.
Nella domanda bisogna specificare:
- nome e cognome
- posizione lavorativa
- motivazioni di richiesta di aspettativa
- durata dell’aspettativa (che ovviamente deve rispettare i limiti stabili dalla legge o dal contratto collettivo nazionale di lavoro)
- data
- firma
È poi obbligatorio allegare tutti i documenti e le certificazioni che dimostrino l’esigenza di assentarsi dal lavoro per un determinato periodo. Se si tratta, per esempio, di motivi di salute di un familiare, bisogna avere i documenti che attestino la malattia.
Il datore di lavoro dovrà dare una risposta a questa richiesta: i tempi entro cui farlo dipendono dal tipo di aspettativa richiesta. Se si tratta, per esempio, di gravi motivi familiari, la risposta dovrà essere data entro 10 giorni.
L’azienda può rifiutare la richiesta? Diritti e doveri del datore di lavoro
L’aspettativa potrà essere approvata così com’è stata chiesta, solo parzialmente, rinviata a un altro periodo (magari per esigenze organizzative dell’azienda) o negata (dando motivazioni precise e dettagliate).
In particolare, nel settore privato l’azienda può rifiutare l’aspettativa non retribuita, salvo che non sia espressamente prevista da legge o contratto.
La decisione può dipendere da:
- esigenze organizzative
- motivazioni non sufficientemente documentate
- durata richiesta troppo lunga
Nel settore pubblico, invece, alcune aspettative sono un diritto e l’amministrazione non può opporsi, salvo eccezioni specifiche.
Chi può richiedere l’aspettativa: dipendenti pubblici e privati, contratto a tempo determinato
Ovviamente ci sono diverse possibilità di aspettativa, a seconda che si lavori nel settore pubblico, privato o si abbia un contratto a termine.
Lavoratori pubblici
Hanno diritto a diverse forme di aspettativa regolamentate, tra cui:
- per motivi di famiglia o personali
- per studio
- per ricoprire cariche pubbliche
La normativa è chiara e garantisce tutele anche in caso di rientro in servizio.
Lavoratori privati
Nel settore privato, non esiste un diritto automatico: l’aspettativa è concessa previo accordo con l’azienda. Alcuni contratti collettivi, però, ne disciplinano le condizioni.
Contratti a tempo determinato
Anche i lavoratori a termine possono richiedere l’aspettativa, ma deve esserci compatibilità con la durata residua del contratto. In pratica, è più raro che venga concessa.
Si può svolgere un altro lavoro durante l’aspettativa?
Durante l’aspettativa non retribuita, non è automatico il diritto a svolgere un altro lavoro. Bisogna quindi fare una distinzione.
- Nel pubblico impiego, è necessaria un’autorizzazione esplicita dell’amministrazione, per evitare conflitti di interesse o incompatibilità.
- Nel settore privato, occorre il consenso del datore di lavoro, soprattutto in caso di attività nello stesso settore.
L’assenza di autorizzazione può comportare sanzioni disciplinari o addirittura il licenziamento.
Contributi e diritti durante l’aspettativa non retribuita
Durante l’aspettativa non retribuita non si maturano:
- contributi pensionistici (salvo riscatto volontario all’INPS)
- ferie e permessi
- tredicesima o quattordicesima
- TFR (il periodo non concorre alla maturazione)
Il lavoratore può comunque decidere, in alcuni casi, di versare contributi volontari all’INPS per non penalizzare la propria pensione.
Quando conviene chiedere un’aspettativa e alternative possibili
L’aspettativa non retribuita può essere una soluzione valida quando:
- si attraversano momenti difficili (lutti, separazioni, malattie familiari)
- si vuole intraprendere un percorso formativo
- si intende fare un’esperienza professionale o di vita all’estero
- si ha bisogno di “staccare” per un periodo di rigenerazione (vedi il cosiddetto anno sabbatico)
È bene, però, tenere sempre a mente che esistono anche altre soluzioni per ottenere più tempo per le proprie esigenze.
- Ferie arretrate o permessi retribuiti
- Part-time temporaneo
- Congedi parentali
- Smart working (laddove previsto)
È importante valutare bene le conseguenze economiche e contributive, soprattutto in ottica pensionistica.
Conclusione
L’aspettativa non retribuita è uno strumento prezioso per conciliare esigenze personali e lavorative, ma va pianificata con attenzione. Conoscerne diritti, limiti e implicazioni è fondamentale per prendere una decisione consapevole. In caso di dubbi, è consigliabile rivolgersi a un consulente del lavoro o a un rappresentante sindacale.
Fonti:
[1] https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2000-03-08;53
[3] https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1970-05-20;300
[4] https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2001-30-03;165~art7!vig=
[5] https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1992-02-05;104~art3