Colloquio di lavoro: come affrontarlo al meglio e rispondere alle domande più frequenti

Introduzione

Un colloquio di lavoro è una conversazione, più o meno formale a seconda dei casi, tra un candidato e un datore di lavoro, progettata per valutare l’idoneità del candidato per una specifica posizione.

È uno degli step fondamentali del processo di selezione: dopo l’invio del curriculum e della lettera di presentazione, rappresenta il momento in cui il candidato ha la possibilità di presentarsi in modo più approfondito, dimostrare le proprie competenze e confermare l’interesse per il ruolo proposto.

Per l’azienda, è l’occasione per valutare non solo il profilo professionale, ma anche l’attitudine, la motivazione e la compatibilità del candidato con il team e la cultura aziendale.

Comprendere la dinamica dei diversi colloqui (ci sono varie tipologie, ne parleremo nel prossimo capitolo) è essenziale per i candidati che mirano a ottenere un impiego in un mercato del lavoro competitivo. Padroneggiare la cosiddetta “arte del colloquio di lavoro” è una competenza vitale per chi cerca un’occupazione.

Riconoscendo i vari tipi di “intervista” e, preparandosi strategicamente e comprendendo le implicazioni delle proprie risposte, i candidati possono migliorare significativamente le loro possibilità di successo, navigando nelle complessità e nelle potenziali insidie del processo di selezione.

Perché, come si dice… Un buon curriculum può aprire le porte, ma è il colloquio a decidere se quelle porte resteranno aperte.

INDICE DEI CONTENUTI

Tipi di colloqui di lavoro

I colloqui di lavoro possono assumere diverse forme, ognuna progettata per valutare i candidati in modi differenti.

Colloqui comportamentali

Si concentrano sulle esperienze passate di un candidato e su come ha gestito situazioni specifiche. Gli intervistatori solitamente fanno domande che iniziano con frasi come “Parlami di un momento in cui…”. Questo metodo mira a prevedere il comportamento futuro in base alle azioni passate, enfatizzando l’importanza delle soft skill e delle capacità di problem-solving.

Colloqui tecnici

Particolarmente comuni in settori come ingegneria e IT, valutano le conoscenze e le competenze specifiche del candidato relative al lavoro. Questi colloqui spesso includono compiti di problem-solving o sfide di coding che riflettono i requisiti tecnici della posizione.

Colloqui con panel

Nei colloqui con panel, più intervistatori dell’organizzazione incontrano il candidato contemporaneamente. Questo formato consente di avere diverse prospettive sulla compatibilità tra le parti, ma può anche risultare intimidatorio per i candidati. La preparazione per i colloqui con panel include l’anticipazione di una varietà di domande e l’interazione efficace con più intervistatori.

Colloqui virtuali

Con l’aumento del lavoro remoto, i colloqui virtuali sono diventati sempre più comuni. Possono imitare la struttura di quelli in presenza, ma richiedono che i candidati siano familiari con la tecnologia e mantengano un comportamento professionale in un contesto digitale. Garantire un ambiente silenzioso e privo di distrazioni è fondamentale per il successo in questi casi.

Colloqui strutturati

I colloqui strutturati si caratterizzano per un formato standardizzato, in cui a ciascun candidato vengono poste le stesse domande predeterminate. Questo metodo mira a ridurre i pregiudizi e a migliorare la coerenza del processo di valutazione.

Colloqui non strutturati

I colloqui non strutturati offrono un approccio più conversazionale, dove le domande possono variare da un candidato all’altro in base al flusso della conversazione stessa. Sebbene questo formato possa creare un’atmosfera più rilassata, è spesso criticato per la sua mancanza di affidabilità e il rischio potenziale di pregiudizi, che rischiano di essere influenzati dalle prime impressioni e dalla soggettività dell’intervistatore.

Colloqui di gruppo

Nei colloqui di gruppo più candidati vengono intervistati contemporaneamente, spesso attraverso una combinazione di attività individuali e di gruppo. Questo tipo di colloquio valuta le competenze interpersonali dei candidati e come si comportano sotto pressione, nonché la loro capacità di lavorare come parte di un team.

Come prepararsi a un colloquio di lavoro?

Prepararsi per un colloquio di lavoro è un passo fondamentale nel processo di candidatura: può davvero influenzare significativamente l’esito. Implica una valutazione di sé, oltre a ricerca e pianificazione strategica per presentarsi in modo efficace[1].

  1. Studiare l’azienda
    Le prime cose da fare sono visitare il sito web, leggere la mission, esplorare i social media e cercare notizie recenti. In generale, è bene cercare di capire il settore, i valori, il tono di voce e i progetti principali dell’azienda: questo permetterà di rispondere in modo coerente e di mostrare un reale interesse per l’impresa facendo domande pertinenti e interessanti.

  2. Fare role play
    Spesso può essere utile esercitarsi con un amico, un coach o anche da soli davanti allo specchio. Simulare un colloquio e provare a rispondere alle domande con sicurezza, mantenendo un tono professionale, può aiutare a trovare sicurezza in se stessi.

  3. Prepararsi sulle possibili domande
    Anticipare le domande aiuta a evitare risposte improvvisate.
    Di sicuro, ci si troverà a parlare di sé per cui perché non farsi già un’idea di come presentarsi? Percorso di carriera, motivazioni, punti di forza e debolezze…


Domande del colloquio di lavoro: esempi concreti, risposte strategiche e domande trabocchetto

Durante il colloquio, ci si può trovare ad affrontare domande comuni e domande più insidiose[2][3].

Vediamo alcuni esempi di domande frequenti.

  • “Mi parli di lei”: è bene rispondere con un racconto sintetico del proprio percorso, mettendo in luce le esperienze più rilevanti per il ruolo.
    Linearità, sintesi e chiarezza sono fondamentali: l’intervistatore deve potersi fare rapidamente un quadro preciso del percorso.
    Non è necessario andare nei particolari di ogni esperienza perché l’intervistatore, con molta probabilità, avrà sottomano il curriculum dell’intervistato: questo è però il momento in cui le informazioni del cv possono “prendere vita” attraverso un piacevole racconto.

  • “Perché vorrebbe lavorare con noi?”: qui deve emergere che si conosce bene l’azienda, i suoi valori e dimostrare come le proprie ambizioni siano in linea.
    Dare una risposta vaga e generica significa ammettere che si sta facendo quel colloquio un po’ a caso e che un’azienda vale l’altra.

  • “Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza?”: è interessante scegliere di raccontare delle proprie qualità rilevanti per quel lavoro e, ovviamente, delle debolezze non bloccanti e insormontabili.
    È molto utile, per esempio, raccontare in che modo si stia lavorando per migliorare quei punti deboli, dimostrando impegno per la propria crescita personale.

E le domande trabocchetto?

  • “Perché ha lasciato il suo precedente lavoro?”: è fondamentale evitare critiche verso la propria ex azienda ed ex responsabili. È utile invece puntare l’attenzione su motivazioni di crescita.

  • “Dove si vede tra 5 anni?”: questa è una domanda spesso vista come borderline poiché talvolta viene interpretata come un tentativo indiretto di esplorare aspetti della vita personale non rilevanti ai fini professionali. È bene però considerare che può essere anche semplicemente una domanda volta a capire l’ambizione di chi si candida e la sua voglia a mettersi in gioco e a crescere in un ruolo: è utile rispondere con obiettivi realistici e coerenti col percorso aziendale. In generale, l’onestà nei colloqui paga, ma bisogna essere capaci di essere calibrati.

E infine, le domande che non sono legittime?

Tutte le domande personali che possono rappresentare una discriminazione non sono legittime. Orientamento sessuale, politico, religioso, situazione famigliare, presenza o meno di un partner, intenzione di sposarsi e fare figli… Sono tutti ambiti su cui ci si può rifiutare di rispondere.

 

Cosa dire/fare a un colloquio di lavoro e cosa evitare

Ecco una serie di consigli[4][5][6] su come presentarsi (o NON presentarsi) che possono essere d’aiuto per fare una bella prima impressione, perché è bene ricordare che… Non c’è mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione!

  • Sì: arrivare in orario.
    I casi in cui è accettabile un ritardo sono davvero rari e riguardano solo le emergenze. In ogni caso, se proprio il ritardo non è evitabile, è bene avvisare il prima possibile della situazione.

  • Sì: presentarsi con professionalità e entusiasmo.
    È saggio tarare il livello di formalità/informalità in base a come si pone l’intervistatore. Se chi intervista sceglie, per esempio, di dare del lei, è opportuno che il candidato segua quella stessa direzione. Ma anche il colloquio più formale deve essere permeato dall’entusiasmo: il sorriso è sempre un ottimo biglietto da visita!

  • Sì: usare esempi concreti per descrivere competenze ed esperienze.
    Raccontare episodi reali per far capire come si lavora in determinate condizioni è molto utile per dimostrarsi pragmatici. Attenzione, però, a non andare così tanto nei particolari di quel determinato contesto perché potrebbe essere noioso e controproducente.

  • Sì: fare domande pertinenti.
    Questo non solo dimostra un interesse genuino, ma consente ai candidati di raccogliere maggiori informazioni sugli obiettivi futuri dell’azienda, le sfide del ruolo e le dinamiche del team. Esempi di domande perspicaci includono richieste sui progetti imminenti, le sfide del ruolo e le opportunità di sviluppo professionale.

  • No: risposte troppo vaghe e generiche o, al contrario, a monosillabi.
    Essere vaghi equivale a non dire niente di utile e interessante.
    Al contrario, essere troppo stringati non aiuta a costruire uno scambio con chi intervista. I candidati devono partecipare attivamente alla conversazione, evitando risposte semplici come “sì” o “no”, e mantenendo il contatto visivo. In caso, è opportuno prendersi un momento per riflettere su una risposta e chiedere chiarimenti quando necessario.

  • No: frasi negative su esperienze passate.
    Un colloquio non è una seduta di psicanalisi in cui ci si sfoga contro il vecchio capo! È bene ricordarsi anche che spesso si lavora in ambiti che sembrano grandi ma, con il passaparola e le conoscenze di conoscenze, una frase inopportuna si può trasformare in una brutta figura.

  • No: interventi fuori tema o troppo personali.
    Per quanto si possa essere sereni e rilassati, bisogna tenere sempre a mente che si tratta di un colloquio di lavoro, non di una chiacchierata personale.

  • No: “difendersi” troppo.
    Una critica dell’intervistatore (per esempio sulla struttura del curriculum o sui progetti inseriti nel portfolio) può essere molto costruttiva e di grande aiuto per i colloqui futuri in altre aziende. Invece di incaponirsi e restare a tutti i costi fermi sulle proprie posizioni, è bene rispondere con apertura e spirito di miglioramento.

  • No: mostrare disinteresse o distrarsi.
    Un colloquio può occupare circa una mezz’oretta: in quel tempo, tutte le attenzioni devono essere dedicate a chi sta intervistando. Quindi… Mettere sempre il cellulare in modalità silenziosa, prima di entrare al colloquio!

 

Come vestirsi per un colloquio di lavoro

Ci sono ambiti di lavoro chiaramente più formali e ambiti in cui l’abbigliamento può avere meno importanza. Tendenzialmente è saggio adeguarsi al mood.

  • Corporate (banche, studi legali, ecc.): giacca, camicia, colori neutri.

  • Creativo (agenzie, startup, moda): stile curato ma più personale.

  • Tecnico o manuale (logistica, produzione): look sobrio, pulito e ordinato.

 

Colloquio di lavoro in inglese: suggerimenti

Se si ha la possibilità, si può valutare di dedicare qualche ora di lezione di inglese, anche online, alla preparazione di un colloquio. Può essere molto utile per acquisire sicurezza, sentirsi più a proprio agio e allenare l’orecchio. Ci sono diverse piattaforme che consentono di farlo, come per esempio Fluentify.

 

Domande da fare al selezionatore: cosa chiedere per mostrare interesse e valutare l’opportunità

Un colloquio è uno scambio, non un interrogatorio. Anche le domande raccontano molto del candidato. Vediamo qualche esempio di domande efficaci.

  • “Quali sono le sfide principali di questo ruolo?”

  • “Com’è composto il team nel quale verrei inserito?”

  • “Come viene definito il successo all’interno del team? Come si valuta il raggiungimento degli obiettivi?”

  • “Com’è la cultura aziendale e quali sono i valori più importanti?”

 

  • “Quali sono i prossimi step del processo di selezione?”

Le domande su stipendio, smart working, orari di lavoro, work life balance, benefit aziendali e gestione delle ferie sono molto divisive: ci sono selezionatori che non le vedono positivamente e altri invece che le apprezzano. È difficile prevederlo, per cui è saggio muoversi in modo cauto.

 

Il secondo colloquio di lavoro: come cambia rispetto al primo e cosa aspettarsi

Il secondo colloquio di lavoro è un segnale positivo: vuol dire che si è arrivati tra i candidati finali. A questo punto l’azienda cerca conferme e approfondimenti. Cosa aspettarsi?

  • Incontri con figure più senior (manager, direttore HR).
  • Domande più tecniche o legate alla cultura aziendale.
  • Possibile case study o simulazione di progetto.

È utile preparare risposte più approfondite, portare nuovi esempi e dimostrare ancora più motivazione.

 

Quanto dura un colloquio di lavoro e cosa succede dopo: tempistiche e follow-up

Un colloquio dura in media dai 30 ai 60 minuti, ma può variare in base al ruolo. Ma dopo il colloquio, cosa può fare il candidato?

  • Inviare un’email di ringraziamento entro 24 ore, ribadendo interesse e disponibilità.

  • Attendere i tempi tecnici (spesso 1-2 settimane) prima di sollecitare un feedback.

  • Se non si riceve risposta, dopo 10-15 giorni si può scrivere per chiedere aggiornamenti con cortesia.

 

Checklist finale per affrontare al meglio il colloquio

Ecco una lista di controllo da spuntare prima di ogni colloquio!

  • Ho studiato l’azienda e il ruolo
  • So raccontare il mio percorso in modo chiaro
  • Ho preparato esempi pratici delle mie competenze
  • Mi sono allenato a parlare con sicurezza
  • So rispondere alle domande frequenti e gestire i trabocchetti
  • Ho preparato un outfit adeguato
  • Ho pronte alcune domande da fare al selezionatore
  • So come comportarmi durante e dopo il colloquio
  • Ho una mail di ringraziamento pronta
  • Sono consapevole dei miei punti di forza e miglioramento

Conclusione

Affrontare un colloquio di lavoro con serenità e preparazione è possibile. Studiare, esercitarsi e curare ogni dettaglio può fare la differenza tra una semplice candidatura e un’opportunità che cambia la propria carriera. È utile ricordare che il colloquio non è un esame, ma un’occasione di dialogo per capire se il candidato e l’azienda formano davvero la combinazione giusta.

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