Politiche attive del lavoro: cosa sono, esempi e come accedervi per ricollocarsi con successo

Introduzione

All’inizio del 2025 la situazione disoccupazione in Italia risulta essere meno tragica del previsto. Secondo i dati rilasciati dall’Istat[1], infatti:

  • il tasso di disoccupazione a febbraio è sceso al 5,9% (dal 6,2% di gennaio), raggiungendo quasi la percentuale minima – registrata nel 2007- pari al 5,8%;
  • la disoccupazione giovanile è ai minimi storici: a febbraio il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è sceso al 16,9% (-1,4 punti): si tratta del dato più basso registrato dall’inizio delle serie storiche dell’Istat nel 2004.

INDICE DEI CONTENUTI

I motivi di questo miglioramento sono molti e variegati, ma dobbiamo prendere in considerazione che possano essere legati anche alle politiche attive del lavoro, che rappresentano uno strumento essenziale per sostenere l’occupazione e favorire l’inserimento o il reinserimento delle persone nel mondo lavorativo[2]. Si tratta di un insieme di misure progettate dai governi per aumentare le possibilità occupazionali delle persone, contrastare la disoccupazione e agevolare l’incontro tra domanda e offerta.

Sono iniziative che svolgono un ruolo cruciale nelle dinamiche di questo mercato, offrendo numerose possibilità di supporto come l’assistenza alla ricerca di un impiego, programmi di formazione, sussidi all’occupazione e iniziative di creazione diretta di posti di lavoro. L’importanza di questo tipo di politiche attive risiede proprio nella loro capacità di affrontare le sfide della disoccupazione, aumentare l’occupabilità individuale e permettere alle persone di adattarsi alle esigenze in evoluzione del mercato.

Sono iniziative che coinvolgono diversi attori: lo Stato, le Regioni, i Centri per l’Impiego, le agenzie per il lavoro, gli enti di formazione, le aziende e, naturalmente, i lavoratori.

 

Differenza tra politiche attive e passive del lavoro

Le politiche del lavoro si distinguono in due grandi categorie: attive e passive.

Le politiche passive consistono prevalentemente in forme di sostegno al reddito per chi ha perso il lavoro (ad esempio la NASpI, cioè l’indennità di disoccupazione). Hanno un impatto più assistenziale e si limitano a garantire una copertura economica temporanea.

Le politiche attive, invece, sono orientate all’azione e al reinserimento lavorativo. Si tratta di interventi mirati a favorire l’occupabilità, come i corsi di formazione, l’orientamento professionale, i tirocini e gli incentivi alle assunzioni. In un contesto economico sempre più competitivo, queste misure sono considerate strategiche per dare la possibilità alle persone di essere flessibili, aggiornate e pronte a rispondere ai cambiamenti del mercato.

Vediamo alcuni esempi di misure di politiche attive del lavoro.

  • Orientamento professionale
    Servizi che aiutano le persone a comprendere le proprie competenze focalizzandosi anche sulle soft skill, a definire obiettivi di carriera, a individuare le opportunità più coerenti con il proprio profilo e a scrivere un curriculum adatto ed efficace. Forniscono inoltre accesso a informazioni su offerte di lavoro e trend del mercato del lavoro: elementi che possono aiutare in modo significativo i candidati a trovare un’occupazione adeguata.
  • Tirocini formativi
    Permettono a giovani e disoccupati di acquisire esperienza professionale in contesti reali, facilitando l’ingresso o il rientro nel mondo del lavoro.

  • Formazione e aggiornamento professionale
    Le iniziative di formazione sono pensate per migliorare le competenze e le qualifiche dei lavoratori. Possono essere di natura generale o specifica, con un focus su competenze tecniche oppure su soft skill necessarie per diverse professioni. Questi programmi non solo aiutano le persone a trovare un impiego, ma contribuiscono anche a ridurre i disallineamenti del mercato del lavoro, fornendo le competenze richieste dalle nuove tecnologie e dai settori in evoluzione.

  • Programmi di ricollocazione
    Interventi strutturati che accompagnano i lavoratori nella transizione verso una nuova occupazione, attraverso un percorso personalizzato di inserimento al lavoro.

  • Incentivi alle assunzioni
    Contributi economici o sgravi contributivi per le aziende che assumono lavoratori appartenenti a categorie svantaggiate o disoccupati di lunga durata. Possono assumere la forma di trasferimenti diretti o crediti d’imposta e si suddividono in sussidi salariali, sussidi per l’assunzione e misure per il mantenimento dell’occupazione. Questi incentivi svolgono un ruolo cruciale nel condizionare le decisioni delle aziende in merito all’assunzione o al licenziamento, influenzando così i tassi di disoccupazione.


Tutte queste misure interessano in particolare i giovani: la gestione del programma a loro dedicato è in mano al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali la cui priorità è, appunto, quella di facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Il target principale sono i giovani tra i 15 e i 34 anni, compresi cittadini di Paesi terzi, migranti e beneficiari di protezione internazionale che:

  • sono inattivi: vengono definiti Neet (Not [engaged] in Education, Employment or Training), quindi coloro che non stanno studiando, non stanno lavorando e non si stanno formando;
  • hanno appena terminato il percorso di istruzione e formazione e cercano lavoro;
  • pur non cercando un lavoro, sono disponibili a lavorare;
  • non sono disponibili a lavorare perché impegnati in responsabilità familiari o per problemi di salute.

 

Tutor e corsi per le politiche attive

Un ruolo chiave nei percorsi di politiche attive è svolto dal tutor, una figura professionale che accompagna la persona in ogni fase del percorso: dall’analisi delle competenze all’orientamento professionale, dalla scelta del corso formativo alla ricerca attiva del lavoro. Il tutor può operare all’interno di Centri per l’Impiego, agenzie per il lavoro o enti formativi.

I corsi offerti nell’ambito delle politiche attive sono molto vari e spaziano dalla formazione di base (lingua italiana, competenze digitali) a quella tecnica e specialistica (informatica, saldatura, contabilità, logistica, marketing digitale, ecc.). Spesso questi corsi rilasciano certificazioni riconosciute a livello regionale o nazionale e attestano l’acquisizione di competenze utili per l’inserimento lavorativo.

 

Vantaggi e benefici

Le politiche attive del lavoro generano benefici per più soggetti.

  • Per chi cerca lavoro: offrono strumenti concreti per aumentare le proprie competenze, rafforzare l’autostima, orientarsi nel mercato e migliorare le possibilità occupazionali.

  • Per le aziende: permettono di accedere a incentivi, trovare personale già formato e partecipare a progetti di inserimento lavorativo a costi ridotti.

  • Per il sistema economico: riducono la disoccupazione, stimolano l’innovazione e favoriscono una forza lavoro più qualificata e pronta alle sfide della transizione ecologica e digitale.

Come accedere ai programmi di politiche attive

Per accedere ai programmi di politiche attive del lavoro, il primo passo è registrarsi presso il Centro per l’Impiego della propria zona. La registrazione consente di ottenere lo Stato di Disoccupazione e il Patto di Servizio Personalizzato, documento che formalizza l’impegno reciproco tra il cittadino e il CPI per la ricerca attiva di un lavoro.

Successivamente, è poi possibile sfruttare diverse possibilità.

  1. Accedere alle piattaforme online regionali per consultare corsi, offerte e bandi attivi.

  2. Partecipare a incontri di orientamento e colloqui individuali con tutor o operatori.

  3. Iscriversi ai corsi di formazione finanziati dal Fondo Sociale Europeo o partecipare a programmi nazionali come il GOL – Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori, che ha l’obiettivo di riqualificare i servizi di politica attiva del lavoro.
    Il programma GOL è attuato dalle Regioni e dalle province: è possibile verificare il piano di attuazione di ciascuna Regione e leggere i relativi avvisi.

  4. Candidarsi a tirocini e progetti di inserimento anche tramite agenzie per il lavoro accreditate.

I documenti richiesti solitamente includono carta d’identità, codice fiscale, curriculum aggiornato, eventuali attestati o certificazioni possedute. In alcuni casi può essere utile presentare l’ISEE per accedere a corsi gratuiti o con ammissione prioritaria.

 

Conclusione

Oggi le politiche attive del lavoro rappresentano una leva fondamentale per affrontare le sfide dell’occupazione. Attraverso un sistema integrato di servizi, corsi, tutoraggio e incentivi, offrono opportunità concrete per chi vuole rimettersi in gioco, riqualificarsi o semplicemente orientarsi meglio nel mondo del lavoro.

Ecco alcuni consigli pratici!

  • Informati presso il tuo Centro per l’Impiego di riferimento.
  • Consulta periodicamente i siti istituzionali della tua Regione.
  • Prepara un buon CV e resta aggiornato su bandi e corsi attivi.
  • Partecipa a incontri informativi e colloqui di orientamento per scoprire le opportunità più adatte a te.

Con le giuste informazioni e un po’ di determinazione, le politiche attive possono diventare un trampolino di lancio per un nuovo percorso professionale, più solido e gratificante.

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